Questa è l’unica pratica di scrittura della serie self-care.

È di mia invenzione ma penso ne esistano già di simili.

Consta di due parti, delle quali la seconda procede per fasi successive.

Ma, come deve sempre nel lavoro creativo, le regole possono essere cambiate e i processi combinati in modo diverso. Sulla base della tua intuizione, deciderai cosa suscita maggiore curiosità o cosa sembra più affine. Puoi sempre provare delle varianti e cambiare strategia.

La prima parte è la creazione della costellazione.

Verso sera siediti davanti ad un foglio bianco, meglio se abbastanza grande. Un formato A3 dovrebbe andare bene. L’intenzione è raccogliere elementi della giornata, cioè spaziare sul foglio e scrivere qua e là frammenti di frasi e parole che si riferiscano a quanto avvenuto durante la giornata.

Non si tratta di raccontare nulla; l’idea non è scrivere un diario ma raccogliere alla rinfusa dettagli significativi, stati d’animo, associazioni, magari frammenti di frasi dette o ascoltate oppure brevi annotazioni su quanto si è fatto. Basta affidarsi a cosa emerge spontaneamente se si passa in rassegna la giornata. Non occorre spiegare nulla e si possono tralasciare le frasi complete, bastano delle note telegrafiche. Una dozzina di frammenti è la quantità ideale.

Quando hai un numero sufficiente di frammenti, puoi passare alla fase successiva che è quella di creare una breve sequenza di versi, dopo aver scelto gli elementi della costellazione che sembrano essere maggiormente portatori di senso o suggestivi o bizzarri o apparentemente incomprensibili e incongruenti.

La poesia-fulmine sarà il prodotto di fasi successive, nelle quali sposterai gli elementi e li assocerai tra loro in modo da far emergere qualcosa di organico.

La poesia finale sarà di poche righe, molto sintetica e forse criptica, ma dovrà avere una sua coesione, che sarà il risultato della combinazione e della condensazione degli elementi.

Non è necessario preoccuparsi di scrivere versi comprensibili, anzi, meno lo sono, più potente potrebbe essere il risultato.

Dalla condensazione nascono filoni di senso insospettati.

Pensandoci bene, forse si tratta di un gioco alchemico…

Giocando a combinare i frammenti si creano relazioni che non avremmo potuto intuire solo facendo una lista dei frammenti della giornata. Il distribuirli sullo spazio del foglio li ha fatti respirare e ha permesso di immaginare connessioni insospettate.

È una pratica da farsi quando c’è un momento di tempo prima di andare a dormire.

Più la giornata è stata apparentemente anodina, più si possono trovare dettagli interessanti. A volte le giornate piene di avvenimenti si prestano meno, perché la tentazione di diventare troppo narrative è grande.

Lo scopo non è scrivere una poesia per ricordare la giornata ma usare il materiale grezzo della vita quotidiana per creare qualcosa di piccolo, strano e altamente evocativo.

Consiglierei di dare come titolo la data. Dopo un certo tempo le poesie-fulmine si accumuleranno e, rileggendole, non ti ricorderai necessariamente a cosa si riferivano i frammenti originali ma, contemplando i versi con occhio curioso, potranno emergere piccole rivelazioni.

Per quanto riguarda i fogli con le costellazioni, puoi conservarli con le poesie o gettarli, dipende se vuoi continuare a lavorare sui resti delle giornate o se preferisci conservare solo le quintessenze.

Se conservi le costellazioni, puoi, a distanza di tempo, riusarle per comporre nuove poesie, magari combinando frammenti di diverse giornate. Oppure puoi estrarre dalle poesie le immagini più potenti e creare nuove composizioni, un po’ secondo il principio omeopatico delle potenze…

Lago della dissolvenza
germina anfibi
dimentico perfino
i suoni desolati
e l‘angelo-corvo
di luce boreale
con la sua lingua straniera.
Lo spazio è a portata di stilo
ma non è questa la mia fermata.

Ecco un esempio: ho creato la costellazione di una giornata anodina, praticamente priva di avvenimenti. I frammenti concernono solo cose che ho fatto o pensato.

Per arrivare alla poesia finale, ho scelto solo alcuni elementi dei frammenti, li ho spostati per una decina di minuti e ho ottenuto un risultato non eccelso ma accettabile.

Lo scopo di questo genere di pratiche non deve mai essere l’ottemperare a criteri stilistici o estetici, ma trovare lentamente la propria piccola bellezza.

Inoltre nessuna poesia è da considerarsi definitiva. Si potrà sempre, in un secondo tempo, cambiare qualcosa, e così procedere ad infinitum.