Il focusing è una tecnica introspettiva basata sulla collaborazione tra il pensiero e un sentire interiore particolare che è espressione dell’inconscio somatico e delle sue capacità di trasmettere impulsi di guarigione. Col focusing impariamo a dialogare con il corpo non solo come produttore di sintomi ma anche come depositario di una conoscenza subliminare che sa in che direzione andare per risolvere e guarire.

È stato creato molti anni, negli anni Settanta, dallo psicoterapeuta Eugene Gendlin, che era alla ricerca di un metodo che potesse essere facilmente insegnato ai pazienti per dare loro uno strumento da utilizzare anche al di fuori dalle sedute analitiche. Presto si diffuse come tecnica di autoaiuto ed è ancora oggi ampiamente utilizzato.

Una seduta di focusing non dovrebbe durare più di venti minuti. Quando ci si è familiarizzati con il processo, si può praticarlo in meno di un quarto d’ora ogni volta che se ne sente il bisogno.

Lo si fa quando c’è una questione che non riusciamo a risolvere o quando vogliamo esplorare il nostro sentire in un dato momento.

Il processo ha sei fasi.

  1. Fare spazio

Siediti comodamente e fai alcuni respiri profondi, decidi di passare i prossimi minuti sola con te stessa. Porta l’attenzione dentro di te, senza concentrarti su nulla in particolare.

Chiediti: Qual è in questo momento la questione più importante? Oppure chiedi come il corpo percepisce una determinata questione.

Non rispondere, resta in ascolto delle sensazioni interiori. Lascia che le sensazioni emergano lentamente. Se arrivano i soliti pensieri e gli stati d’animo che già conosci, prendine atto ma non approfondire. Non reagire a nessun pensiero o emozione che emerge, mettile gentilmente da parte e resta nello spazio di un sentire che è ancora vago e impreciso.

  1. Percepire il senso sentito (felt sense)

Il sentire ti avrà guidato verso una questione particolare o verso un sentire globale intorno alla questione che avevi scelto. Prendine atto ma non entrarci. Osservala come un tutto unico. Sai che è composta da molte parti che potresti analizzate, ma ora non ti interessa. Tu vuoi solo restare con la sensazione generale dentro di te. Tu non vuoi il conosciuto, cerchi lo sconosciuto e per trovarlo, devi entrare nello spazio del sentire senza interferire.

Non essere impaziente se è tutto vago e informe. È così che deve essere all’inizio. Se la mente pensa di aver già individuato una forma prima che questa si sia stabilizzata, rallenta la mente e sposta la tua attenzione sul corpo. Tu per ora osservi solo quello che succede.

Questa è la fase più delicata: non lasciarti distrarre dal noto, osserva con curiosa benevolenza l’ignoto che si si sta manifestando. Col tempo riuscirai istintivamente a capire a cosa dare attenzione e cosa trascurare.

Dopo un paio di minuti dovresti aver individuato questa sensazione globale che traduce il modo in cui il corpo percepisce la questione. Questo Gendlin l’ha chiamato il senso sentito (felt sense).

  1. Trovare la corrispondenza

Ora chiediti qual è la qualità di questa sensazione imprecisa e globale.

Lascia che la mente produca spontaneamente una parola, una frase o un’immagine che traducano quello che senti. Resta in contatto con il felt sense e paragonalo a quanto la mente ha prodotto. Si tratta di una corrispondenza fedele o ci sono delle discrepanze? Chiedi silenziosamente al felt sense se si riconosce nelle parole o nell’immagine.

Ora non devi separare il pensiero e il sentire, devi mantenerli in un’intima vicinanza.

Non forzare sul felt sense significati che non riconoscono la sua qualità autentica.

Quando avrai trovato le parole o l’immagine adeguata, sentirai una leggera reazione da parte del corpo, una sorta di assenso somatico: il senso si sente riconosciuto.

  1. Entrare in risonanza

Passa dal felt sense alla corrispondenza e viceversa per alcune volte. Senti la loro risonanza reciproca.

Il felt sense comincia forse leggermente a trasformarsi, allora anche la corrispondenza si adatta. A volte perdi il felt sense e resti con la corrispondenza che va a perdersi come fosse un’eco.

Allora torna a chiedere qual è la sensazione globale intorno alla questione e lentamente si manifesterà un felt sense simile al precedente ma leggermente diverso. Allora troverai una corrispondenza per questo nuovo felt sense e testerai la risonanza.

Resta nel presente, se il felt sense, le parole o le immagini cambiano, resta sempre con quello che emerge nell’immediato.

Nulla va perso, quello che è essenziale si ripresenta sempre in forma diversa.

Quando emergono le parole, attenzione a non perdere la sensazione. Devono coesistere insieme, altrimenti le parole e le immagini diventano inerti e il sentire torna in quel substrato che è onnipresente ma totalmente inconscio.

Ripeti le parole dolcemente e osserva come il felt sense risponde.

Guarda cosa fanno, come si muovono, come si rispondono vicendevolmente le parole e le sensazioni.

Se il focusing procede nella direzione giusta, avrai una sensazione piacevole, quella di essere in contatto con qualcosa di nuovo e di poter restare in questo spazio ad osservare con fiducia quello che succede.

  1. Chiedere

Ora che hai la sensazione e il suo corrispondente mentale, chiedi che cosa, in tutta la questione, la rende così (come la parola o l’immagine). Controlla se la senti ancora, non devi metterti a ricordare quello che hai sentito qualche minuto fa, resta presente al sentire. Il focusing funziona solo nel qui e ora.

Se ricevi una risposta immediata senza che il felt sense reagisca, lasciala perdere, anche se sembra un pensiero nuovo, probabilmente è qualcosa che sai già… Torna a concentrarti sul sentire e ripeti gentilmente la domanda.

Resta per un po’ con il felt sense finché non senti un cambiamento (uno shift, una sorta di spostamento, qualcosa che si rivela, si dischiude).

All’inizio è possibile che il felt sense non reagisca. Sii paziente, chiedi due o tre volte. Il felt sense reagirà, sentirai qualcosa e la mente produrrà una traduzione.

Sulla base della risposta, potrai porre altre domande. Per esempio puoi chiedere che cosa può far cambiare il felt sense, che cosa è necessario affinché si trasformi in una sensazione di benessere.

Non dimenticare che la mente non deve allontanarsi dall’immediatezza del sentire; è il felt sense che risponde, la mente traduce soltanto.

  1. Ricevere

Resta in un atteggiamento di ascolto, accetta le risposte del felt sense con amore, anche quelle che sembrano irragionevoli. Non incalzarlo con domande, aspetta che le risposte abbiano preso forma prima di procedere oltre. Il corpo ha sempre bisogno di qualche secondo prima di rispondere.

Il felt sense si trasformerà ogni volta che una risposta verrà compresa nel modo giusto dalla mente.

Dopo qualche minuto, il processo cesserà spontaneamente e avrai una visione d’insieme di quello che senti veramente riguardo alla questione e di cosa hai bisogno affinché la questione si risolva o si trasformi.

Terminata la seduta, resta un momento in silenzio, in riconoscenza e gratitudine che si sia instaurato un contatto fruttuoso tra la mente e l’inconscio somatico.

Il focusing è un processo che risveglia una capacità che esiste in noi istintivamente ma è latente.

È necessaria un po’ di pratica per cogliere le nuances e affinare il sentire. Come tutte le pratiche psicofisiche, ha una dinamica propria. Una volta che si è imboccato il sentiero, se non si interviene a disturbare il processo con idee preconcette, i risultati si manifestano.

Se vuoi leggere qualcosa di più sul focusing, questo è il manuale di Gendlin: Focusing, (1978) 2003, Bantam Books. È tradotto in molte lingue, anche in italiano.