Qualche anno fa sentii che avevo bisogno di una tecnica semplice per scaricare a livello somatico i resti di traumi e complessi che erano già stati elaborati su piani più sottili. Percepivo che c’erano rimasugli che non erano accessibili se non si interveniva direttamente sul corpo. Anche il lavoro energetico non sortiva effetti sufficienti. Ci voleva qualcosa che non fosse sottile, ma il più possibile vicino alla materia.

Mi ricordai degli esercizi di bioenergetica e di altre tecniche che provocavano movimenti autonomi, non controllati dalla volontà. Avevo bisogno di qualcosa del genere ma senza che il corpo fosse sottoposto a tensioni troppo forti e senza che ci fosse qualcuno ad immettere energia nel sistema per provocare la reazione somatica.

Mi dissi: Cosa succederebbe, se inviassi al mio corpo la richiesta di iniziare un processo atto ad evacuare quei resti che sono presenti ma ai quali non posso accedere?

La risposta del corpo su un tremore che iniziava dalle gambe e dalle braccia, si espandeva nel ventre e diventava progressivamente più sottile fino a coinvolgere qualcosa che mi sembravano dei muscoli interni al corpo. Ho capito solo di recente che sono le guaine miofasciali.

Mi misi a fare regolarmente sedute di quello che chiamavo shaking e funzionava molto bene.

Capii anche che i movimenti troppo convulsi e violenti erano da evitare: non era necessario aggiungere alcun pathos al processo; quello che stava avvenendo non era una catarsi, era solo l’aprire un varco per lasciare che energie rimaste imprigionate nel corpo potessero essere liberate e uscire.

Lo shaking era totalmente autonomo ma controllabile. Volendo, potevo inviare il messaggio di rallentare o di intensificare il ritmo del tremolio. Non era uno stato di trance, era piuttosto uno stato di attenzione acuita. Il tremolio, quando non era convulsivo, era piacevole.

Dopo un certo tempo sentivo che per quel giorno era abbastanza e avrei ripreso un altro giorno. Più praticavo lo shaking, più i movimenti diventavano sottili. Non mi contorcevo più, sentivo l’interno del corpo vibrare e dopo un po’ l’onda usciva dai piedi o dalle mani.

Pensavo di aver scoperto qualcosa… Pochi mesi dopo mi accorsi che quello che facevo esisteva già e si chiamava TRE (Trauma Releasing Exercice). È una tecnica elaborata dal terapeuta David Berceli una quindicina di anni fa. Lo ha usato con successo perfino nella terapia di persone che soffrono di PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder) nelle zone di guerra. (Berceli, David –Shake it off naturally – 2015 – Namaste Publishing)

Il protocollo inventato di Berceli comprende sette esercizi, dei quali solo l’ultimo prevede un periodo esteso di tremolio spontaneo, gli altri sono pensati per preparare il corpo a lasciar succedere il tremolio.

Nel mio caso non era stata necessaria alcuna preparazione e ho sentito di altre persone per le quali permettere al tremolio di manifestarsi non ha presentato alcun problema.

Suppongo che la preparazione graduale sia indicata per le personalità estremamente rigide che temono la perdita di controllo, oltre che per le persone estremamente traumatizzate che hanno bisogno di un sistema di autoprotezione molto forte per non essere sconvolte dal risveglio di sensazioni legate ai traumi.

Se non si fa parte di una di queste due categorie, lo shaking non dovrebbe avere alcun effetto destabilizzante e, una volta fatta la prima esperienza, si capirà istintivamente qual è per ciascuno il punto in cui la reazione spontanea e il controllo cosciente collaborano per il miglior risultato.

Trattenersi troppo non permette di liberare l’energia e abbandonarsi alle convulsioni genera uno stress inutile per il corpo.

Se si hanno inquietudini a testare la tecnica da soli, si può chiedere a qualcuno del quale ci si fida di tenere lo spazio e assistere alla sessione.

La paura di essere trascinati da onde troppo violente per poter essere cavalcate all’inizio esiste. Ma, come ho detto, non si tratta di una tecnica catartica: il corpo è capace di dosare l’intensità e il processo può essere interrotto in ogni momento.

Il tremore è una reazione istintiva del sistema nervoso autonomo per regolare il livello di stress.

Berceli ha scoperto che, dal punto di vista neurologico, non è un sintomo di sovreccitazione, bensì una reazione il cui scopo è proprio quello di ridurre il grado di sovreccitazione. In altri termini, non è retto dal sistema nervoso simpatico bensì dal parasimpatico.

Secondo l’ipotesi di Berceli, il tremore indotto permette di portare a compimento le reazioni a situazioni stressanti e traumatiche del passato che sono state interrotte e congelate.

È un’ipotesi condivisa da altri terapeuti psicofisici. John Upledger, inventore della terapia craniosacrale e del SER (Somato-Emotional Release), pensava che ogni tipo di choc o microtrauma fosse immagazzinato nel corpo sotto forma di cisti energetica, cioè di energia che non ha trovato la strada per scorrere fuori dal corpo e dissolversi.

Durante il tremore indotto si riduce la tensione miofasciale. Le guaine miofasciali (cioè il tessuto connettivo che riveste i muscoli, il quale necessita di molto liquido intercellulare) vengono idratate e il rilassamento conseguente permette all’acqua di penetrarvi.

È quindi indispensabile idratarsi prima e dopo una sessione di shaking. Ma te ne accorgerai presto: il tremolio suscita la sete, che può essere anche un indicatore che, per quel giorno, la sessione è finita.

Come procedere? Sdraiati sul letto o su un tappeto. Hai bisogno di abbastanza spazio intorno a te per permettere al corpo di muoversi senza ostacoli.

Nell’immagine, Anamcaro, il mio soul art model, mostra la posizione ideale per indurre il tremolio secondo Berceli, cioè una posizione supina con le ginocchia piegate e i piedi uniti. Si può alzare il bacino per 30 secondi o un minuto per creare uno stato di tensione muscolare. Quando ci si riadagia, il tremolio dovrebbe iniziare naturalmente. Si possono chiudere leggermente le ginocchia per intensificare il tremolio o rilassarle completamente per rallentarlo. Per interromperlo interamente, si possono stirare le gambe e appoggiare i piedi al suolo.

Questa posizione favorisce il controllo del tremolio, se vuoi qualcosa di più intenso, puoi provare la mia versione. Sdraiati supina (senza nessun cuscino sotto la testa) e inizia a respirare intensamente per un minuto o due. Il ritmo del respiro non deve essere troppo veloce ma sostenuto. Non devi raggiungere l’iperventilazione, è sufficiente sentire che il corpo si sta intensamente ossigenando.

Poi concentrati sull’hara, il punto gravitazionale del corpo, circa cinque centimetri sotto l’ombelico, e invia all’inconscio somatico il messaggio che il tremolio può iniziare.

Se non ottieni alcuna reazione, puoi contrarre alcune volte le gambe.

Una volta iniziato lo shaking, non hai bisogno di respirare in un modo particolare, lascia che sia il corpo a decidere la frequenza e la profondità. Ma evita naturalmente di trattenere il respiro.

Una sessione di shaking di 10-15 minuti è sufficiente.

Ma se acquisisci fiducia nel processo, puoi continuare anche per un tempo relativamente lungo. Comunque ho constatato che dopo circa 45 minuti, il processo si esaurisce da solo e forzarlo è controproducente e genera stanchezza.

Se senti che il corpo risponde bene e si instaura un senso interiore di liberazione, puoi fare all’inizio una breve sessione al giorno ma, dopo un certo tempo, un paio di volte alla settimana è più che sufficiente.

Non si tratta di una tecnica psicoattiva, quindi non devono necessariamente emergere immagini interiori o manifestarsi emozioni. Ciononostante è possibile che questo avvenga. Ma la priorità va data al processo fisico, quindi, qualunque cosa emerga, possiamo semplicemente registrarla senza intervenire. Se il tremolio viene portato al suo compimento, le eventuali immagini ed emozioni scompariranno come sono emerse.

Nota: pratiche come questa non sostituiscono una psicoterapia, perché lavorano solo sul piano somatico e non implicano nessuna elaborazione cosciente. Se hai molta pratica di processi psicofisici, puoi lavorare con questa tecnica anche per far emergere emozioni represse o ricordi rimossi, ma questo non è consigliabile se non hai abbastanza esperienza in questo campo. Limitati ad usare lo shaking per liberarti da sensazioni di stasi e pesantezza interiore.