
Molti poeti hanno parlato della lingua come della sola terra che resta loro, in cui abitare, guarire e nutrire i semi del futuro.
Una di loro è stata Rose Ausländer.
Nomen est omen: Ausländer significa straniero. In realtà era il nome del marito, che sposò dopo essere emigrata negli Stati Uniti negli anni Trenta. Il suo nome di nascita era Scherzer.
Nacque nel 1901 a Czernowitz, nella Bucovina, una regione che fu occupata e cambiò di nazione varie volte.
Visse, oltre che negli USA, in Germania, in Romania e in Austria. Morì nel 1988 a Düsseldorf.
Era ebrea, non fu deportata ma visse durante la guerra nel ghetto di Czernowitz, dove conobbe Paul Celan, del quale rimase per molti anni amica. Pare che l’espressione “latte nero”, contenuta nella poesia forse più famosa di Celan (Todesfuge), fosse di Rose Ausländer, che non si offuscò mai per il “prestito”.
Scrisse moltissime poesie sia in inglese che in tedesco.
Ecco alcuni brani sul tema della lingua-casa. (La traduzione è mia.)
Ich habe mich
in mich verwandelt
von Augenblick zu Augenblick
in Stücke zersplittert
auf dem Wortweg
Mutter Sprache
setzt mich zusammen
Menschmosaik
Mi sono mutata
in me stessa
da un attimo all’altro
Mi sono frantumata
sulla via del verbo
Lingua Madre
mi rimette insieme
Mosaico umano
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Ich glaube an die Wunder
der Worte,
die in der Welt wirken
und die Welten erschaffen.
Credo ai miracoli
delle parole
Che operano nel mondo
e ne creano di nuovi.
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…ich taste die Länge und Breite
der Wörter
suche erfinde
das atmende
Wort.
… tasto delle parole
la lunghezza e la larghezza
cerco invento
la parola
che è respiro.
(Rose Ausländer, Gedichte, Fischer Verlag, 2012)